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Ep. XXXI – La suprema e piena potestà del Papa

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Ep. XXXI - La suprema e piena potestà del Papa
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Analisi dei testi

 

Procediamo prendendo in esame i testi conciliari sulla suprema e piena potestà del Papa e poi sulla relativa questione della consacrazione episcopale.

I) ‘… il Romano Pontefice … ha su questa [tutta la Chiesa] una potestà piena, suprema e universale … è anch’esso[1] [il collegio apostolico] insieme col suo capo il romano Pontefice, e mai senza questo capo, il soggetto di una suprema e piena potestà su tutta la Chiesa sebbene tale potestà non possa essere esercitata se non col consenso del romano Pontefice’ (Lumen Gentium 22).

II) ‘«Collegio» … si intende … in senso … di un gruppo stabile la cui struttura e autorità deve essere dedotta dalla Rivelazione …’ (LG Nota, 1).

III) ‘il collegio necessariamente e sempre si intende con il suo capo, “il quale nel collegio conserva integro l’ufficio di vicario di Cristo e pastore della Chiesa universale”. In altre parole: la distinzione non è tra il romano Pontefice e i vescovi presi insieme, ma tra il romano Pontefice separatamente e il romano Pontefice insieme con i vescovi’ (LG Nota, 3).

IV) ‘La consacrazione episcopale conferisce pure, con l’ufficio di santificare, gli uffici di insegnare e governare; questi però, per loro natura, non possono essere esercitati se non nella comunione gerarchica col capo e con le membra del collegio’ (LG 21).

V) ‘Nella consacrazione è data una ontologica partecipazione ai sacri uffici, come indubbiamente consta dalla tradizione … Volutamente è usata la parola uffici e non “potestà”, perché quest’ultima voce potrebbe essere intesa di potestà esercitabile di fatto. Ma, perché si abbia tale potestà esercitabile di fatto, deve intervenire la determinazione canonica o giuridica da parte dell’autorità gerarchica … I documenti dei recenti romani Pontefici circa la giurisdizione dei vescovi vanno interpretati come attinenti questa necessaria determinazione delle potestà’ (LG Nota, 2).

Il concilio, affermando nel testo I che il papa ha il potere supremo e pieno sulla Chiesa, quindi affermando che anche i vescovi sono, insieme al papa, “soggetto di una suprema e piena potestà” sulla Chiesa, dichiara che non solamente il papa ma anche il “collegio episcopale” (comprendente il papa) sia posto a capo della Chiesa, in accordo con la teoria moderata della collegialità che abbiamo descritto sopra. Questo, però, è eretico. Infatti, solo il papa possiede la suprema e piena autorità sulla Chiesa universale e c’è un solo Capo della Chiesa (visibile) in tal senso e questo Capo della Chiesa è il papa: ‘se qualcuno affermerà che il Romano Pontefice ha semplicemente un compito ispettivo o direttivo e non il pieno e supremo potere di giurisdizione su tutta la Chiesa, non solo per quanto riguarda la fede e i costumi, ma anche per ciò che concerne la disciplina e il governo della Chiesa diffusa su tutta la terra … sia anatema’ [2]. Se il papa possiede quindi un potere pieno e supremo sulla Chiesa, ne consegue che nessun’altra persona o gruppo di persone può possederlo: ‘La sola e unica Chiesa … non [ha] due teste, come se fosse un mostro, ma un solo corpo e un solo capo, cioè Cristo e il vicario di Cristo … il successore di Pietro[3].

Il testo II insegna correttamente e in conformità con la Rivelazione che i vescovi nella loro totalità (il “collegio episcopale“) sono i successori degli Apostoli nella loro totalità (il “collegio degli Apostoli“); il testo III insegna che c’è un solo Capo della Chiesa, cioè il papa, e che egli può esercitare il suo potere supremo sia da solo che insieme ai vescovi.

La dottrina del testo III è compatibile sia con una visione cattolica, sia con una non cattolica della collegialità. Secondo la visione cattolica, i vescovi ricevono una partecipazione alla suprema e piena potestà del papa dal papa stesso e per gli scopi e la durata di un concilio; secondo la visione non cattolica, i vescovi ricevono la suprema e piena potestà in virtù della loro consacrazione, il che comporta che la potestà del papa non sia suprema e piena.

Procediamo a un esame più dettagliato:

a) La visione cattolica;

b) la visione non cattolica.

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[1] Quoque nel testo latino dispositivo. Questo termine, che indica chiaramente la contraddizione di fondo, è stato omesso nella traduzione di padre Flannery OP.

[2] Vaticano I, Pastor Aeternus c. 3.

[3] Unam Sanctam.

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