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Ep. XV – Dio stesso dà il potere al sacerdote

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Ep. XV - Dio stesso dà il potere al sacerdote
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Dio stesso dà il potere al sacerdote

 

 Nessuno può e deve esercitare la funzione sacerdotale al di fuori di chi è chiamato e investito da Dio – scrive don Nikolaus Gihr nel suo libro Il Santo Sacrificio della Messa – “E nessuno si attribuisce da sé tale dignità (sacerdotale), ma colui che è chiamato da Dio come Aronne” (Eb 5,4). Ovviamente, Cristo non è sacerdote secondo la Sua natura divina ma secondo la Sua natura umana, perché Egli può agire da mediatore solamente tramite la Sua santissima natura umana. “Cristo non s’arrogò da Sé stesso la gloria di Sommo Sacerdote” (Eb 5,5), ma Dio Lo ha costituito eterno Sommo Sacerdote e ciò in maniera solenne: “Il Signore ha giurato e non si pente: Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek” (Sal 110,4).

La vocazione di Cristo alla dignità di Sommo Sacerdote è già presente nell’eterno consiglio di Dio. Tramite il sacrificio della Croce, doveva essere Lui a redimere il Mondo. L’investitura nella Sua funzione di Sommo Sacerdote ebbe luogo nel primo momento dell’Incarnazione. Appena la natura umana fu creata in unione ipostatica (personale) con il Verbo eterno, l’Uomo Dio assunse con gioiosa obbedienza l’incarico di offrire la Sua preziosa vita in sacrificio sulla Croce per il mondo, per cui i vecchi sacrifici non furono solamente sostituiti, bensì infinitamente superati.

Ciò è espresso in maniera commovente da san Paolo con le parole del Profeta (Sal 39,7-9; Eb 10,5–7). Dopo aver spiegato l’impotenza e l’insufficienza del sacerdozio e del suo sacrificio veterotestamentario, l’Apostolo continua dicendo: “Perciò, venendo nel Mondo, dice Cristo a Dio (cioè nel primo momento dell’Incarnazione): di vittime e di offerte non ti sei compiaciuto (figure vuote, che adombrano i beni futuri), olocausti e sacrifici per il peccato non domandi, ma mi hai dato un corpo (per il sacrificio), allora io ho detto: ecco, io vengo, mio Dio, per fare la Tua volontà (offrendomi in sacrificio)”. Queste parole costituiscono il voto di sacrificio di Cristo, cioè la formula solenne con cui promette al Suo Padre celeste, tramite il sacrificio della Croce, “di ricapitolare tutte le cose, quelle nei cieli e quelle che sono sulla terra” (Ef 1,10).

Poi l’Apostolo aggiunge: “In questa volontà, tramite il sacrificio del corpo di Gesù Cristo, siamo stati santificati una volta per sempre”; ciò significa che con l’unica offerta del Suo Sacrificio cruento, che fu infinitamente prezioso e meritorio, Cristo ha acquisito per noi tutte le grazie e la santificazione, poiché Egli con la Sua volontà umana fu obbediente alla volontà del Padre Suo: obbediente fino alla morte sulla Croce.

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