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Ep. XVIII – La morte di Cristo sulla Croce come vero sacrificio

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Liturgia
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Ep. XVIII - La morte di Cristo sulla Croce come vero sacrificio
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La morte di Cristo sulla Croce come vero sacrificio

 

Nella Sua vita mortale Gesù Cristo fu il mediatore perfetto, il vero Sommo Sacerdote del genere umano. Per questo motivo è necessario che Egli, sulla terra, debba offrire un sacrificio, poiché il sacrificio è il primo, essenziale dovere del sacerdote.

Ogni sacerdote è preposto a offrire doni e sacrifici, perciò anche Cristo deve offrire qualcosa di Suo (Eb 8,3). Ora, Cristo ha offerto sulla croce Sé Stesso a Dio come sacrificio immacolato (Eb 9,14), dove Egli, come buon pastore, ha sacrificato la Sua vita per le Sue pecore. Per questo il Padre Lo ha santificato e inviato nel mondo (Gv 11,36) al momento della Sua Incarnazione. Così Dio voleva che la Redenzione e il rinnovamento del genere umano avvenissero tramite il sacrificio cruento della Croce.

Con amore obbediente e in amorevole obbedienza verso la volontà del Padre Suo, quando venne la Sua ora, Cristo offrì Sé stesso, il Suo corpo e il Suo sangue sull’altare della Croce per la vita del mondo, in quanto è “Egli stesso l’offerente e Lui medesimo il Sacrificio offerto” (Ipse offerens, Ipse et oblatio). La morte di Cristo sulla croce, l’offerta del Suo corpo e lo spargimento del Suo sangue per il genere umano, la Sua intera vita terrena sono un sacrificio nel senso pieno della parola e non un’espressione approssimativa. La Sua vita, infatti, costituì la preparazione alla morte sacrificale e viene giustamente definita sacrificio in senso lato, poiché anche in quei misteri di Cristo, Che precedettero il Suo soffrire e morire incontriamo compiutamente il senso del sacrificio, la volontà di sacrificio e l’atto sacrificale.

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