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Ep. VII – La conversione: La contrizione

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Ep. VII - La conversione: La contrizione
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+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

 

Dopo una conversione, una questione importante da risolvere è come guardare i peccati passati.

San Giovanni Cassiano asserisce che è molto salutare riflettere su di essi. Ed è vero che questo esercizio ci porta presto all’umiltà. Quando siamo tentati di parlare oppure pensare male degli altri, un rimedio sicuro e sempre pronto è proprio quello di rivoltare lo sguardo verso noi stessi: voglio gettare una pietra, ma chi sono io per farlo? Non avrei peccato pure io? Sono forse meglio di lui o di lei? Se non ho peccato nello stesso suo modo, avrei peccato in altri modi e pure modi più colpevoli: lui ha peccato per debolezza, forse; io invece per malizia – ad esempio pensando male di lui, come ora; oppure io ho ricevuto molte grazie a cui non sono stato fedele; lui meno grazie, ma vi è stato fedele; se lui avesse ricevuto le grazie che ho ricevuto io, sarebbe forse già santo.

Quando siamo tentati dal peccato oppure quando ci sentiamo gonfiare dall’orgoglio, pensando anche di essere meglio degli altri o che gli altri o anche Dio Stesso si debbano sottomettere a noi, pensiamo ai nostri peccati passati e così diveniamo presto sobri ed umili.

 Un pericolo

Ma qua c’è un pericolo per coloro che meditino intensamente sui peccati e che siano inoltre portati agli scrupoli o alla superbia.

Gli scrupolosi, meditando sui peccati passati, possono cadere nell’ansia, nella tristezza smisurata, nello scoraggiamento e persino nella disperazione, pensando al male commesso, alla rigorosa severità del giudizio ed alle pene del Purgatorio o persino dell’Inferno. Circumdederunt me dolores mortis, mi circondarono i dolori della morte: mi sento consegnato spiritualmente alla stessa morte; mi afferra la paura della morte fisica, quando sarò giudicato per ogni male compiuto su questa terra; mi afferra la paura della morte eterna che potrei aver meritato.

I superbi corrono lo stesso rischio: perché riconoscere la propria peccaminosità, li priva della consolazione di quel mondo della fantasia in cui così beatamente vivevano finora, dove erano loro gli dei: ormai quel mondo è tutto crollato e non vedono sé stessi più che come un nonnulla, degni solo della condanna.

Il demonio si insinua volentieri in questo subbuglio dell’anima per farci maggiormente soffrire, aumentando o accentuando i tormenti con cui ci affliggiamo, suscitando immagini vergognose nella memoria: ‘Hai fatto questo, hai fatto quello, ti ricordi? Vedi come ti sei comportato verso Dio; verso te stesso; verso i genitori, il prossimo, il marito, la moglie, i figli!’

Oggigiorno non pochi fedeli reagiscono dicendo: ‘Bisogna perdonare sé stessi’. Il santo Cardinal Newman constata invece: ‘Non dobbiamo mai perdonare noi stessi.’ Infatti bisogna essere realisti e riconoscere che, peccando, abbiamo agito liberamente contro Dio, il Sommo Bene, e che Lui solo ci può perdonare. Riconoscere questo infatti ci rende umili e più graditi a Lui. Se la sofferenza al pensiero dei peccati passati troppo ci opprime, bisogna staccarcene e affidarci interamente all’infinita Misericordia di Dio.

San Giovanni della Croce ci ammonisce di trattenerci sul pensiero del passato solo fin quanto ci serva all’umiltà, ma non di più. Se ci porta all’autolesionismo e ci allontana da Dio, come il nostro nemico desidera, bisogna resistere e non riflettere più sul passato. ‘Il vostro avversario, il diavolo gira cercando chi possa divorare: a cui bisogna resistere forti nella fede. E Voi, o Signore, abbiate misericordia di noi. Grazie a Dio… cui resistite fortes in fide. Tu autem Domine miserere nobis. Deo gratias’.

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