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Ep. II – Lo stato d’animo religioso

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Ep. II - Lo stato d'animo religioso
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+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

 

La disposizione o lo stato d’animo religioso muove e spinge a compiere azioni miranti a dimostrare il dovuto, profondo rispetto, la sottomissione e la dedizione alla divina Maestà: e queste si possono dividere in due classi.

  1. a) Alla prima classe si ascrivono tutte le azioni, che per sé hanno l’intento di favorire e promuovere la venerazione di Dio, cioè che per loro natura sono appropriate e designate a rendere ossequio e omaggio alla sovranità di Dio. Tali azioni le compiamo, ad esempio, quando preghiamo e ci sacrifichiamo, facciamo voti e li adempiamo, adorniamo chiese o altari.
  2. b) La seconda classe comprende le attività di tutte le altre virtù, ammesso che esse avvengano per religiosità, cioè con l’intenzione di venerare e glorificare Dio. La virtù della venerazione di Dio può e deve estendersi a tutte le azioni ed agli esercizi della vita cristiana, cosicché essa divenga un perenne culto divino. “Or dunque, sia che mangiate, sia che beviate o facciate qualunque altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” (I Cor 10, 31). Questo è il più alto e nobile obiettivo che i credenti, nel loro fare, dovrebbero sempre avere davanti agli occhi.

In questo senso, S. Agostino dice: “Si venera Dio tramite la fede, la speranza e la carità” (Manualetto 1,3). Gli atti di fede, di speranza e di carità non sono di per sé azioni della virtù morale del culto divino, ma piuttosto delle virtù teologali, sostanzialmente diverse da esso. Tuttavia, esse possono essere evocate con l’intenzione di riconoscere la divina verità, fedeltà e bontà per cui Dio viene glorificato in maniera eccelsa. Nel credere, sperare e amare ci diamo con tutte le forze dell’anima a Dio, ci appoggiamo a Dio e riposiamo in Dio come ultima nostra meta; cioè, dichiariamo alla perfezione e alla maestà di Dio il dovuto omaggio e riverenza. Le tre virtù divine portano anche allo sviluppo e al compimento della vita cristiana, radicata nella fede, sostenuta dalla speranza e infuocata dall’amore.

La fede illumina la mente con chiarezza divina, la speranza arma la volontà con forza soprannaturale e l’amore infiamma il cuore con una fiamma divina: così le virtù ci mettono nella condizione di annunciare agli uomini, tramite una vita nuova e santa, i meravigliosi attributi di Dio, affinché vedano le nostre buone opere e lodino il Padre che è nei Cieli (I Pt 2, 9; Mt 5, 16). La religione pura e senza macchia davanti a Dio, Padre nostro, è questa: visitare gli orfani e le vedove nella loro afflizione e mantenersi immuni dalle sozzure del mondo (Gc 2,27).

Se vogliamo venerare Dio Padre – e questo è il senso delle suddette parole –, lodarlo in maniera autentica e giusta, se vogliamo veramente vivere piamente, allora dobbiamo ricordarci di voler assistere e consolare sul serio i poveri, gli abbandonati, gli afflitti, avere nei confronti degl’indigenti un amore misericordioso, mentre, pur immersi nella polvere di un mondo cattivo, cerchiamo di servire e piacere al Signore con la purezza del cuore e l’innocenza del comportamento. In questo modo la vera religiosità produce abbondanti frutti, “affinché Dio sia glorificato in tutto e sopra ogni cosa”.

 

Si ringrazia RadioRomaLibera della collaborazione.

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