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Ep. IX – I sacrifici veterotestamentari

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Ep. IX - I sacrifici veterotestamentari
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I sacrifici veterotestamentari anticipazione del Sacrificio di Cristo

 

Tra i mezzi che nel tempo pre-cristiano ponevano gli uomini in contatto soprannaturale con Dio e col Redentore atteso, un posto eminente, se non il primo, lo avevano i sacrifici. Come già Abele sulla soglia del Paradiso, così all’epoca patriarcale Noè, Melchisedek, Abramo, Giacobbe offrirono a Dio sacrifici e Lui li accolse con compiacenza. Poi, tramite Mosè, Dio stesso ha regolato e prescritto in maniera precisa e dettagliata l’insieme del rito sacrificale dell’Antico Testamento. I sacrifici mosaici venivano eseguiti dunque secondo l’espressa volontà e i precetti del Signore, così come avvenne anche per i sacrifici patriarcali dell’antichità, i quali furono indubbiamente celebrati seguendo illuminazioni e impulsi celesti.

Per la fede Abele offerse a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino” (Eb 11,4). Abele era giustificato per la sua fede nel Redentore, già promesso in Paradiso, e per il suo comportamento virtuoso, corrispondente a tale fede (I Gv 3,12): egli proclamava e metteva in pratica il suo atteggiamento devoto nell’offerta del suo sacrificio, che così riusciva benevolmente gradito a Dio.

Nella legge delle cerimonie dell’Antico Testamento erano previsti sacrifici cruenti e non cruenti. Quelli cruenti erano la maggioranza e i più frequenti; essi si suddividevano in diversi tipi:

a) olocausto. L’intero animale sacrificato veniva consumato dal fuoco; questo era soprattutto un sacrificio di lode e di omaggio attraverso cui si riconosceva la Maestà divina;

b) sacrificio di pace, in cui una parte della carne veniva bruciata, l’altra era per gli offerenti e la terza parte era destinata ai sacerdoti; esso aveva soprattutto il carattere di ringraziamento e di supplica;

c) sacrificio espiatorio, chiamato anche sacrificio del peccato o delle colpe. In questo caso una parte della carne veniva bruciata e il resto era riservato come cibo per i sacerdoti. Se poi il sacrificio era offerto per i peccati di tutto il popolo o, in particolare, per i peccati dei sacerdoti, allora tutto doveva essere bruciato. Questo sacrificio penitenziale aveva lo scopo di placare l’ira di Dio e ottenere il perdono dei peccati.

Tali sacrifici pre-cristiani avevano in primo luogo il significato e lo scopo essenziali ad ogni sacrificio: essi tendevano all’adorazione, al ringraziamento, all’invocazione e alla penitenza. Ma, se volevano veramente essere graditi a Dio, avere valore e merito ai Suoi occhi, allora dovevano essere eseguiti nella retta forma e con un sentimento appropriato; cioè il rito del sacrificio visibile doveva essere espressione di un atteggiamento interiore corrispondente, che è la sottomissione, la devozione, l’omaggio, la lode, il ringraziamento, l’invocazione, il pentimento.

Secondo la disposizione divina, i sacrifici dell’Antico Testamento avevano anche un compito superiore: dovevano infatti simboleggiare e anticipare il grande mistero futuro, il sacrificio di Cristo sulla croce. E in questo consisteva il loro principale scopo e valore. Il carattere tipico di questi sacrifici, dunque, è senz’altro sublime; S. Paolo lo spiega e ne dà ampia prova (Eb 8,10). L’Antico Testamento voleva infatti “introdurre una speranza migliore, mediante la quale ci avviciniamo a Dio” (Eb 7,19); ci preparava cioè alla nuova ed eterna Alleanza.

Come insegna S. Agostino, “nell’Antico Testamento giace il Nuovo celato e nella Nuova Alleanza l’Antico è rivelato”. “Nell’Antico Testamento il Nuovo era prefigurato; quello era solo figura (in latino: figura), questo è la piena espressione della Verità (expressio Veritatis)”. Se dunque tutto l’Antico Testamento – in particolare il suo culto – era modello per il futuro e propedeutico alla venuta di Cristo, non dovevano anche i sacrifici, i quali costituivano la parte principale del culto esteriore, avere in sé quello stesso singolare carattere e servire al medesimo scopo? La vecchia “Legge aveva solamente l’ombra dei beni futuri” (Eb 10,1), cioè i tesori della Grazia celeste che Cristo ci ha acquisito e ha depositato per noi nella Santa Chiesa: perciò anche i sacrifici veterotestamentarii erano solamente immagini adombrate del grande sacrificio espiatorio sul Golgota.

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